Pagare i debiti della Pubblica Amministrazione per ridare liquidità alle imprese, abbassare i tassi di interesse e generare investimenti. È la proposta che la Confindustria ha presentato lo scorso mese di gennaio ai partiti e al futuro governo. Non la solita sparata, tanto di moda durante la campagna elettorale.
L’associazione degli imprenditori chiede che siano finalmente pagati 48 dei 71 miliardi (corrispondente ai due terzi del totale) che le imprese vantano come crediti nei confronti dello stato e dei suo enti. Una cifra enorme, stimata dalla Banca d’Italia fino al 2011, accumulatasi nel tempo per l’aumento dei tempi di pagamento della PA.
La proposta mira a ridare liquidità alle imprese, strette nel circolo vizioso del credit crunch e della recessione. Se i 48 miliardi venissero pagati, si attiverebbero nel giro di tre anni 10,2 miliardi di investimenti. Secondo il Centro studi di Confindustria già in un anno gli investimenti salirebbero di 7,7 miliardi.
Con il flusso di denaro messo in circolo dallo stato, le imprese risolverebbero in un sol colpo diversi problemi. Si sa i soldi ne generano altri: le imprese potrebbero chiedere alle banche altri prestiti e a tassi più bassi (si stima un taglio di 0,4 punti dopo un anno) in seguito a un miglioramento della loro situazione finanziaria.
Questo determina ulteriori investimenti per 1,7 miliardi. Nel terzo anno i minori tassi consentono alle imprese di prendere più credito, nella misura di un +1,4%; ciò conduce a investimenti addizionali per 0,8 miliardi.
Resta il problema di fondo, su cui bisogna intervenire al più presto: i tempi di pagamento della nostra amministrazione sono troppo alti. Sono necessari 180 giorni (90 di durata base e 90 di ritardo) in media per saldare i debiti. Più alti dei 174 giorni della Grecia, figuriamoci quelli della Germania, dove si paga in 36 giorni.