Nel 2013, per un’impresa scegliere i clienti diventerà vitale. In Italia un’azienda su 10 è a forte rischio di insolvenza e solo il 6% risulta veramente affidabile. La Puglia, in un quadro che vede le regioni meridionali «primeggiare» nella triste classifica, si colloca al settimo posto, col 12% delle aziende ritenute «rischiose».
È quanto emerge dall’Osservatorio sulla rischiosità commerciale realizzato da Crisbis D&B, che analizza il grado di affidabilità delle imprese italiane.
Negli ultimi 5 anni si è affermata una marcata tendenza al peggioramento della rischiosità commerciale, con le imprese inserite nella fascia a massima rischiosità che sono progressivamente aumentate, passando da una quota pari all’8,99% del 2008 all’11,26% dell’ultima rilevazione. Nello stesso periodo di osservazione, la percentuale di imprese con bassa rischiosità è diminuita, passando dal 9,53% del 2008 fino al 6,08% di fine 2012.
Il progressivo deterioramento della situazione emerge anche dalla rischiosità media cresciuta di quasi 11 punti, raggiungendo il 45,89% del totale mentre si è progressivamente ridotta la quota di imprese con rischiosità medio-bassa (-9,76 punti percentuali in 5 anni).
Nel 2012 l’affidabilità potenziale delle imprese è ulteriormente diminuita, mettendo in forse i pagamenti dovuti ai fornitori anche da parte di clienti che non avevano mai dato problemi. A fine dicembre 2012 l’11,26% delle imprese italiane presentava un’alta rischiosità di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi, mentre un altro 45,89% si caratterizzava per una rischiosità media.
I settori a più alta rischiosità sono quelle dell’edilizia, trasporti, distribuzione e commercio al dettaglio. Più affidabili le imprese dei servizi finanziari.
Le piccole imprese continuano ad avere le maggiori difficoltà, con Lazio, Campania e Calabria che si presentano come le regioni più rischiose e Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta e Veneto quelle più virtuose.