In un interessante articolo pubblicato sul Sole 24 Ore dal titolo “Cresce il divario del Sud: la priorità è innovare l’istruzione avanzata” si parla della generazione del millennio, i giovani del 2000 che vogliono mischiare imprenditorialità e lavoro alle dipendenze. “Entrepreneurment” è la definizione che i ricercatori danno a questa tendenza.
Nello stesso articolo si mette tuttavia in evidenza che in Italia si assottiglia la voglia di fare impresa, come si evince dalla caduta libera delle iscrizioni nel registro delle imprese. Il vero male viene indicato nella difficoltà a fare impresa nel nostro Paese, dove esiste un forte divario fra Nord e Sud. La facilità d’avvio d’impresa è nell’ordine del 25% a sfavore del Sud, con uno spread di venti punti percentuali per gli imprenditori sotto i trent’anni.
«Un cambio di passo è ciò che serve al Mezzogiorno per ridurre lo spread imprenditoriale, soprattutto nell’avvio di imprese innovative fondate da giovani meridionali oggi, impigliati nella ragnatela della disoccupazione intellettuale. È qui che entra in gioco il ruolo dell’istruzione superiore e avanzata». È quanto scrive l’autore dell’articolo che sottolinea l’importanza dell’ dell’istruzione superiore e avanzata.
Sul banco degli imputati è messa la nostra università, indicata come incapace di dare risposte forti su questo fronte. Appare chiusa in se stessa e non in grado di rispondere come dovrebbe alle innovazioni dirompenti della società e dell’economia.
Si citano come esempio le «università scozzesi, fonti di innovazione che vanno dalla televisione alla penicillina e alla clonazione. Rapportata alla popolazione, la Scozia, già “Mezzogiorno” della Gran Bretagna, è al terzo posto nella graduatoria mondiale della produzione e pubblicazione di ricerche scientifiche».