In provincia di Lecce, secondo i dati della Flai Cgil, oltre l’80% dei lavoratori agricoli è sottoposta a condizioni di sotto salario. In agricoltura i lavoratori sotto caporale in Italia, sono circa 400mila (tra lavoratori locali, stranieri e irregolari), secondo le stime del Primo Rapporto 2012 su agromafie e caporalato realizzato dall’Osservatorio “Placido Rizzotto”.
Il lavoro sommerso, nel caso dei lavoratori dipendenti, è pari al 43%: non è difficile immaginare che sia proprio questo l’enorme serbatoio di riferimento per i caporali. Il caporalato in agricoltura ha un costo alto per le casse dello Stato, in termini di evasione contributiva, non inferiore a 420 milioni di euro l’anno.
Per la Flai Cgil, il comparto ha un mercato del lavoro più che in altri settore, dove l’incontro tra domanda e offerta di lavoro non è così facile e lineare, soprattutto non sempre è trasparente. La Cgil chiede che domanda e offerta di lavoro si incontrino in un luogo che sia pubblico, a partire dal luogo fisico: un locale dell’Inps, del Comune o della Regione.
«In queste sedi ed attraverso elenchi di prenotazione al lavoro – si legge nella proposta Cgil – , sarà possibile un incontro trasparente e veloce tra domanda e offerta. Una modalità conveniente per le aziende, che, tramite quel canale ufficiale e legale, potrebbero avere accesso ad agevolazioni e premialità, e conveniente per il lavoratore che si vedrà garantiti diritti, tutele ed un salario secondo contratto. In questo modo si va a colpire alla radice il meccanismo di controllo delle “braccia” e lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata e delle aziende che usano simile canale».
Attenzione che la giusta legalità non sconfini però in un eccesso di regolazione e rigidità che allontana le imprese e i lavoratori.