Le famiglie italiane spendono e risparmiano sempre meno. Il loro reddito disponibile è diminuito del 2,1% nel 2012, ma tenuto conto dell’inflazione, il potere di spesa dei nuclei familiari è diminuito del 4,8%. Un simile calo annuale non si era verificato dal ’95, anno di inizio delle serie storiche.
La propensione al risparmio è risultata pari all’8,2% nel 2012, con una flessione di 0,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente e a un livello mai così basso dal 1990. Dall’inizio della crisi il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, è crollato, scendendo del 5% tra il 2007 e il 2011. Il dato emerga dal primo rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) messo appunto da Istat e Cnel.
Il rapporto fa notare come la contrazione del potere d’acquisto si sia riflessa solo in parte sulla spesa per consumi finali delle famiglie, calata in termini reali dell’1,1%. Ecco che i cittadini hanno cercato di mantenere il proprio standard di vita attingendo ai risparmi accumulati o risparmiando meno.
In diminuzione anche gli “investimenti fissi lordi” delle famiglie e il relativo tasso (dato dal rapporto tra l’acquisto di abitazioni e il reddito disponibile): i primi sono diminuiti del 4,6% e il tasso si è attestato al 6,8%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al 2011
Inoltre in Italia la crisi ha aggravato le disuguaglianze: nel 2011 il 20% più ricco della popolazione ha ricevuto un reddito di 5,6 volte superiore a quello del quinto più povero. Si tratta di un valore superiore alla media europea. Dal 2004 la concentrazione della ricchezza è tornata a salire, pur restando inferiore a quella degli anni ’90, e la quota di ricchezza totale posseduta dal 10% più benestante è aumentata nel 2010 al 45,9% (era al 44,3% nel 2008).