Si confermano piano piano le cause dell’altissima disoccupazione italiana. Una fra queste è l’alta tassazione sul lavoro, ai massimi livelli nell’Ue, e un sistema impositivo sui consumi ai minimi. La situazione è stata confermata dal rapporto Eurostat, diffuso nei giorni scorsi. Un’altra conferma del peso del fisco sugli italiani.
Gli abitanti del Bel Paese quest’anno dovranno lavorare, secondo i numeri elaborati da Ernst&Young, fino al 10 luglio “solo” per pagare tutte le tasse dovute allo Stato. Secondo Eurostat, nel 2011 la pressione fiscale in Italia – misurata in termini di rapporto tra Pil e gettito – era arrivata al 42,5% (lo stesso livello dell’anno precedente) rispetto alla media del 39,5% dei Paesi dell’Eurozona e del 38,8% dei 27 Ue. Un livello elevato ma inferiore a quelli di Danimarca, Svezia, Belgio, Finlandia e Francia.
È invece per il livello di tassazione sul lavoro (42,3%) che l’Italia balza al secondo posto in assoluto alle spalle del solo Belgio, dove il carico fiscale sul lavoro arriva al 42,8%. Il nostro Paese si colloca invece all’estremo opposto della classifica quando si parla di tasse sui consumi. Con un 17,4% l’Italia figura al di sotto della media Ue (20,1%) e di quella dell’Eurozona (19,4%).
Nel 2011 solo Grecia, Spagna e Lituania hanno fatto registrare livelli più bassi. Se questa era la situazione nel 2011, nel 2013 – secondo la classifica Ernst&Young – gli italiani dovranno lavorare sette giorni in più rispetto al 2012 per pagare tutte le imposte dovute all’erario. Un dato che ci colloca al sesto posto in Europa tra i più “tartassati” alle spalle dei belgi (che devono lavorare per il fisco fino all’8 agosto), dei francesi (26 luglio), degli austriaci (23 luglio), degli ungheresi (16 luglio) e dei tedeschi (13 luglio).