Quando il troppo…storpia. Gli italiani, sempre più tartassati dai ticket sanitari, preferiscono rinviare le cure per non pagarli. Un effetto perverso che ha portato a perdite di 400 milioni per le Regioni. A scattare questa fotografia è il primo studio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) sulle prestazioni specialistiche. Nel primo trimestre 2012 rispetto al 2011, le cure sono costate di più e sono anche diminuite per l’effetto del bisogno di spendere meno. Oggi il costo medio dei ticket ammonta a 150 euro per ciascun italiano “non esente” e nel 2014 rischia di salire a 300-350 euro.
Nel 2014, se scatterà addirittura un aumento di 2miliardi dei ticket, la batosta potrebbe diventare pesantissima con un raddoppio della spesa per famiglia che toccherà i 700 euro, più del costo medio dell’Imu sulla prima casa.
Lo studio mette in risalto anche una diminuzione media dell’8,5% delle prestazioni specialistiche, specie per gli esami di laboratorio, importanti per garantire le diagnosi, e con il calo maggiore nei presidi privati accreditati col Servizio sanitario nazionale (-11,8% rispetto al -7,6% delle strutture pubbliche). «Tutto il sistema ticket-esenzioni ha evidenziato distorsioni negli effetti prodotti sia per la spesa che per l’equità – ha spiegato Cesare Cislaghi, uno degli autori dello studio – e sarebbe quindi opportuno che fosse rivisto se non ridimensionando, almeno ristrutturandolo perché a pagare sia chi può farlo e non chi ha redditi bassi o già subisce spese extra come i malati cronici».
Cittadinanzattiva già nel 2011 aveva segnalato, con la campagna Sos Ticket, il rischio che l’introduzione dei superticket avrebbe danneggiato i diritti dei cittadini e il Servizio Sanitario Nazionale. Oggi mette in evidenza come i paventati aumenti «porterà gli italiani a curarsi meno e ad incidere in futuro di più sulle casse dello Stato».