Fare impresa in Italia è diventato quasi impossibile. Eravamo abituati a dire che era un calvario o una via crucis, pensando che fosse già troppo, ma ora stiamo sfiorando l’assurdo. Logica conseguenza la disoccupazione alle stelle.
Dall’Iva all’Irap, dalla Tares all’Imu, una piccola impresa manifatturiera, con tre dipendenti e un collaboratore, deve fare i conti con 70 scadenze l’anno, considerati i giorni lavorativi praticamente un adempimento ogni 3 giorni. È quanto emerge da uno studio della Cna che evidenzia come a pesare sulle aziende non è solo la quantità delle tasse da pagare ma anche la burocrazia. Una volta l’anno c’è Unico, la dichiarazione Irap o la presentazione del modello degli studi di settore.Ma l’Iva vede 12 scadenze l’anno, la Tares 4, sono invece tre per l’autocertificazione Iva delle ritenute sugli appalti. E via dicendo fino ad arrivare a 70 appuntamenti con il fisco in un solo anno.
Non basta: ci si mettono anche le tasse. La pressione fiscale, che per i cittadini ha raggiunto quota 44,6%, per le imprese ha toccato livelli record: superata la soglia del 68%. L’Italia è il Paese europeo più oppressivo per chi vuole aprire un’attività. Il fisco intasca oltre 1 milione e 700 mila euro al minuto. Del fenomeno ha parlato, sul Corriere della Sera, Sergio Rizzo che ha citato uno studio della Confartigianato.
L’indagine ricorda come tra il 2005 e il 2013, secondo le stime Ue, le entrate fiscali sono salite del 21,2 per cento, pari a 132,1 miliardi: cifra esattamente corrispondente all’aumento nominale del Pil, diminuito però in termini reali.
Logica conseguenza, scrive ancora il giornalista, la moria delle aziende e la perdita di lavoro per un numero sempre maggiore di cittadini. Insieme alle tasse record, c’è una disoccupazione record che non fa ben sperare per il futuro. Secondo lo studio, le tasse sul lavoro (oltre il 42%) superano di 4 punti percentuali la media europea.
Ecco il bilancio degli ultimi 600 giorni: numero delle imprese -1%, il Pil è diminuito del 3,4%, il credito al sistema produttivo ha subito una flessione di 65 miliardi, il debito pubblico è aumentato di 122 miliardi, la pressione fiscale è cresciuta dell’ 1,8%, la disoccupazione giovanile è lievitata dell’8,5%. Ai disoccupati si sono aggiunte 728 mila persone.
Intanto ogni giorno chiudono più di 100 negozi: 4 di ortofrutta, 5 macellerie, 27 di abbigliamento, 30 ristoranti e 40 pubblici esercizi.