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Stipendi manager, sforbiciata salutare

Fabrizio_Saccomanni

Stretta in arrivo per gli stipendi dei manager delle società pubbliche controllate dal ministero dell’Economia (e non quotate). Le imprese controllate direttamente dal Mef verrebbero suddivise in tre fasce e dando solo a Rai e Anas la possibilità di stabilire per i loro amministratori con deleghe compensi fino a 301mila euro.

Per le altre società si potranno stabilire emolumenti all’80% o al 50% del tetto generale di riferimento. Recentemente anche il decreto Fare, ha previsto un taglio del 25% per i compensi dei manager al primo rinnovo delle cariche.

Nel decreto il Mef suddivide le sue controllate in tre fasce, sulla base della dimensione, la complessità organizzativa e gestionale e il suo peso economico, guardando al valore della produzione, degli investimenti, e al numero dei dipendenti.

In terza fascia finiscono le società con meno di 500 dipendenti, investimenti sotto il milione di euro e produzione sotto i cento ai cui manager un trattamento di circa150mila euro al massimo.

Nella fascia intermedia si inserirebbe una decina di società non quotate controllate dal Mef, con tetto fissato all’80% del compenso di riferimento (quindi circa 240mila euro come compenso massimo).

A dare una prima sforbiciata agli stipendi è stato per primo il governo Monti con il decreto Salva-Italia, che prevedeva limiti per amministratori e dipendenti delle società (non quotate) controllate dalle pubbliche amministrazioni. Provvedimento inasprito con la Spending review, che aveva specificato come il limite insuperabile fosse comunque, e per tutti, quello del trattamento economico del primo presidente di Cassazione, ora arrivata a 301 mila euro.

I manager della Pa nel frattempo avevano restituito le somme in eccesso destinandole all’ammortamento dei titoli di Stato. Per gli amministratori con deleghe delle controllate del Tesoro la ‘tagliola’ non era ancora scattata, in attesa appunto dell’apposito decreto ministeriale.

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