Pensioni sempre più povere. Sia quelle in pagamento, sia quelle future. Per ogni mille euro, in prospettiva, bisognerà addirittura restituirne uno al mese all’Inps. Colpa della deflazione che ha «raffreddato» i prezzi ma anche l’assegno previdenziale, che è agganciato alla dinamica del costo della vita. Gli assegni Inps in pagamento, come è avvenuto lo scorso anno, a gennaio 2016 dovranno restituire all’ente di previdenza la differenza (0,1%) tra il tasso d’inflazione adottato provvisoriamente (+ 0,3%) e quello definitivo relativo al 2014 (+ 0,2%). In altre parole, un pensionato con 2.000 euro lorde (1500 nette mensili) a gennaio si è visto attribuire un aumento di 7 euro, di cui uno e rotti dovrà essere restituito all’inizio del prossimo anno. E per il 2016 si profila la deflazione. L’Istat ha appena pubblicato le variazione dei prezzi in Italia per il mese di gennaio, quando è stato registrato un calo tendenziale dello 0,6% e dello 0,4% rispetto al mese di dicembre, mese in cui l’inflazione era stata pari a zero. Certo è difficile spiegare ad un pensionato con mille euro al mese che l’anno prossimo il suo assegno rimarrà completamente fermo, perché l’Istat sostiene che i prezzi del supermercato non sono aumentati!
R.I.