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Mistery shopping: arriva il cliente in incognito

misteryE se, per lavoro, dovreste entrare in un negozio e valutare la qualità del servizio e la cortesia del personale? Allora vi stareste occupando di mistery shopping, la pratica d’importazione americana che, con qualche tentennamento, si sta affermando anche in Italia. L’idea è quella di inviare finti clienti nei punti vendita e nelle strutture per verificare quanto vengano trattati bene. O per dirla in maniera più tecnica, quanto l’esperienza di vendita soddisfi gli standard stabiliti dalla politica aziendale. Potrebbe sembrare complesso, ma non lo è affatto. Diventare mistery client (o shopper) è quanto di più facile possiate immaginare. Ma attenzione: come in ogni altro lavoro, la serietà è un must che non può essere trascurato. Alla base di tutto c’è la crescente attenzione che viene dedicata al cosiddetto customer care. Le aziende sanno bene che, al di là della qualità dei loro prodotti o dei loro servizi, ciò che fa la differenza è la promozione e la vendita. Per essere più chiari: potrete anche essere i proprietari della boutique più cool della città (che pratica anche buoni prezzi), ma se le commesse continuano a mettere a disagio le clienti e si mostrano scortesi, le possibilità che qualcuna di loro arrivi alla cassa si ridurranno al lumicino. Avere il punto di vista del cliente può segnare la svolta: ecco perché sempre più aziende si affidano al mistery shopping. Si tratta, infatti, di uno strumento prezioso, che permette di avere contezza della percezione che i potenziali acquirenti hanno di loro. Non solo: col mistery shopping è possibile verificare la qualità della propria rete di vendita e misurare il grado di fedeltà e professionalità di agenti e promotori. Se i report dei mistery client saranno negativi, la necessità di operare un cambiamento si rivelerà, infatti, inevitabile.

 

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