Ieri Enrico Letta e Barack Obama si sono incontrati a Washington e hanno affrontato molti temi. Sullo sfondo è rimasto l’accordo di libero scambio fra Unione Europea e Stati Uniti che entrambi i paesi sostengono.
Secondo alcuni studi per l’Italia ci sarebbero solo grandi benefici. Ma si sa la realtà non è mai così. Ora come ora sappiamo solo che l’Italia è la terza economia della zona euro in termini di Pil, e la seconda potenza esportatrice manifatturiera dopo la Germania.
Se si esclude il commercio intra-UE (con la Germania al 13 per cento e con la Francia al12 per cento), i principali partner commerciali italiani sono gli Stati Uniti (6 per cento), a pari merito con la Svizzera (6 per cento).
Secondo l’Istituto per il Commercio Estero (Ice), il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti (“Ttip” secondo la sigla in inglese) ha il potenziale di beneficiare soprattutto il settore agro-alimentare e quello tessile italiano.
Secondo l’Ice, l’accordo potrebbe incrementare le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti anche di 5,6 miliardi, e creare fino a 30 mila nuovi posti di lavoro nell’arco di tre anni.
E per gli altri settori? Che cosa accadrà? E le importazioni? Una parziale risposta può venire da alcuni elementi, ma non spiegano tutto.
Nel 2012 l’interscambio Italia -Stati Uniti è stato pari a 39,3 mld, con un attivo per parte italiana di 13,9 mld. Le esportazioni italiane verso gli Usa sono state di 26,6 mld (+16,8% rispetto al 2011), mentre l’import dell’Italia dagli USA è stato pari a 12,6 mld (-2,63% rispetto al 2011).
Nel 2012 l’Italia è stata il 13° fornitore e il 23° cliente degli Stati Uniti. Nello stesso periodo di riferimento gli Stati Uniti sono stati l’ottavo fornitore dell’Italia ed il terzo cliente.
Nel 2011, lo stock totale di Investimenti Diretti Esteri (IDE) americani in Italia era pari a 19 mld, con un flusso annuale di 332 mln. La quota di IDE americani sul totale degli IDE in Italia era l’8,7%. Nello stesso periodo di riferimento, lo stock di investimenti diretti italiani negli USA era pari a 7 miliardi (2011), con un flusso di 1,6 mld, il che rende l’Italia il 17esimo più grande investitore negli Stati Uniti.
Tutto dipenderà dalle scelte che le due parti faranno e se al tavolo si siederanno due contraenti con eguale peso.