Un parco auto da 56.886 vetture (tra le quali 6.723 “auto blu”), quello in dotazione alla PA al 1° giugno 2013, con un calo del 4,7% rispetto al 1° gennaio 2013 e del 7,4% rispetto al 1° gennaio 2012.
Le PA locali ne possiedono il 92,1%, a fronte del 7,9% detenuto dalle amministrazioni centrali. Il 42,5% va ai Comuni, il 30,4% alle ASL e Aziende ospedaliere, mentre il 4,2% alla PA centrale in senso stretto (Ministeri, Enti previdenziali, Università, Enti pubblici).
Ma il calo delle auto blu (cioè quelle di rappresentanza in uso ai vertici delle amministrazioni, o comunque di servizio guidate da un autista) è più consistente: -6,3% nei primi 5 mesi del 2013, -13,7% rispetto al 1° gennaio 2012 .A rilevarlo è il Censimento permanente delle auto pubbliche, realizzato da Formez PA su incarico del Ministero per la PA e la Semplificazione.
Gli enti che hanno risposto al censimento sono 8.293, pari al 94,6% dell’universo di riferimento. Il nuovo dossier presentato da Formez PA sui dati del censimento permanente delle auto pubbliche riepiloga l’evoluzione del parco auto delle PA nei primi 5 mesi del 2013. L’obiettivo è quello di valutare l’impatto delle policy varate in materia dal Governo, divenute ancora più stringenti grazie alla Legge di stabilità che espressamente prevede, fino al 31 dicembre 2014, il divieto per le PA di acquisto di nuove autovetture e di stipula di contratti di locazione finanziaria aventi ad oggetto autovetture.
Unica eccezione è rappresentata dagli acquisti per “i servizi sociali e sanitari svolti per garantire i livelli essenziali di assistenza”.
«Nel nostro Paese le auto blu restano ancora troppe: vanno assolutamente ridotte e su questo intensificheremo un monitoraggio rigoroso». Cosi il ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, commenta i dati diffusi dal Formez. «In particolare – aggiunge D’Alia – non sono ammissibili i livelli che si registrano ancora nelle regioni del Sud: devono darsi immediatamente una regolata, perché di fronte alle difficoltà dei cittadini non è più tempo di sprechi e incomprensibili privilegi».