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Basta tasse, è ora di tagliare le spese

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Di nuove tasse gli italiani non ne vogliono più sentir parlare. Un sentimento che li accomuna agli altri popoli europei. Tutti i Paesi del nostro continente stanno cercando di tagliare le spese puntando nello stesso tempo ad aiutare la ripresa economica. Per la prima volta nella storia tutti gli stati membri dell’euro dovranno presentare i propri bilanci entro il 15 ottobre alla Commissione di Bruxelles.

Nel 2014 la Francia taglierà le sue spese di ben 15 miliardi, assicurando 20 miliardi di aiuti alle piccole e medie imprese.  In Spagna il prossimo anno la spesa complessiva dovrebbe calare del 4,7%, con un -1,1% della spesa sociale che segue il taglio di eguale entità del 2013.

In Olanda sono previste sforbiciate per 6 miliardi con risparmi sulle pensioni di 1,1 miliardi entro il 2016. I fondi destinati al rilancio dell’economia ammontano invece a 800 milioni per il prossimo anno.

Unica ad aumentare le spese, ma con moderazione è la Germania, che ha già tagliato le sue spese 10 anni fa. Previsti aumenti delle uscite intorno all’1%, ma vengono accompagnate da robuste misure a favore dell’innovazione e della crescita.

E l’Italia? Secondo il Depf la spesa pubblica italiana non potrà crescere fino al 2017. Il nostro paese ha un numero su cui riflettere: 295,1 miliardi. È l’ammontare della spesa pubblica che il «Rapporto Giarda», aggiornato al marzo scorso, indica come aggredibile con una riorganizzazione della Pubblica amministrazione.

La famosa spending review, che ha ora un nuovo commissario proveniente dal Fondo monetario internazionale, dovrà aiutare il governo Letta a portare a termine una bella potatura delle spese. Il capitolo politicamente più spinoso si chiama “eccedenze del personale”.

Si parla di 8 mila esuberi come prima tranche, da gestire con i prepensionamenti, il blocco del turn over negli enti, mobilità e stipendi ridotti prima della pensione. Contratti e retribuzioni individuali sono già congelati per tutto il 2014, ma chiaramente non basta.

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