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Disastri ambientali, il conto è salato

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Nel 2012 l’Italia è stato il secondo Paese al mondo ad aver subito i danni economici maggiori per una singola catastrofe naturale, dopo gli Usa e prima della Cina. Globalmente, il disastro più “costoso” dell’anno è stato l’uragano Sandy (50 miliardi di dollari), seguito dalla siccità nel Midwest, sempre in Usa (20 miliardi), dal terremoto in Emilia Romagna in Italia (15,8 miliardi), le alluvioni nella regione di Pechino in Cina (8 miliardi) e i tornado (8 miliardi), ancora negli Usa.

Da soli Stati Uniti, Italia e Cina hanno subito l’86% di tutti i danni economici riportati l’anno scorso a causa di terremoti, tsunami, tempeste, siccità’, alluvioni, fenomeni climatici estremi.

A scattare la fotografia è il dossier “Futuro da proteggere” dell’Agenzia italiana per la risposta alle emergenze (Agire), in occasione della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri.

Secondo il dossier, l’anno scorso 357 disastri naturali hanno colpito oltre 124 milioni di persone. Solo il 13% delle vittime dei disastri vive in Europa, ma è nel Vecchio Continente e in Nord America che arrivano i danni economici maggiori. La Cina da sola ha subito 13 alluvioni, 8 tempeste, 7 terremoti e un periodo di caldo torrido. La buona notizia i riferisce al numero delle  vittime che è  in calo (nel 2012 sono state 9.655, il numero più basso dell’ultimo decennio), ma si registra un aumento del 10% delle perdite economiche provocate dalle catastrofi naturali.

Diversi i fattori che stanno aumentando il rischio-disastri: cambiamenti climatici, urbanizzazione, povertà, degrado ambientale. Il numero delle catastrofi legate al clima fra il 1980 e il 2010 è cresciuto in media del 4,1% all’anno e la stima è che il bilancio continuerà a salire arrivando a colpire 375 milioni di persone nel 2015, il 43% in più del 2010.

La prevenzione acquista quindi un valore sempre più strategico: secondo una stima dell’Organizzazione meteorologica mondiale, per ogni dollaro investito nella prevenzione se ne potrebbero risparmiare circa 7 in assistenza umanitaria e ricostruzione. In realtà 9 dollari su 10 vengono spesi “dopo” che il disastro ha colpito, e solo 1 dollaro è dedicato a misure per prevenire il verificarsi della catastrofe o attenuarne gli effetti più negativi.

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