Gli errori grammaticali sono da terza elementare e i docenti universitari si ribellano, lanciando un appello. Il Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità ha infatti realizzato un appello per il Presidente del Consiglio, la ministra dell’Istruzione e il Parlamento, in cui chiedono con una certa urgenza di porre nuovamente al centro della didattica le competenze linguistiche di base. In particolare queste competenze riguardano scrivere e parlare italiano correttamente, conoscere la sintassi e la grammatica, avere un bagaglio lessicale. A possederle, secondo i docenti, sarebbero pochissimi ragazzi, mentre il resto, pur affrontando l’Università, continuerebbe a fare errori da terza elementare. La lettera è stata inviata a tutti i docenti di tutta Italia ed ha ottenuto moltissime adesioni, con le firme di esperti, Accademici della Crusca, linguisti, pedagogisti, storici, filosofi, scrittori, matematici, sociologi, storici dell’arte, costituzionalisti, neuropsichiatri infantili ed economisti. Il Gruppo di Firenze ha spiegato come l’obiettivo del sistema scolastico debba essere “il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti”. Gli interventi proposti dai docenti sono “una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Tali indicazioni dovrebbero contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni”. Si propone inoltre “l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano”. “Siamo convinti – spiegano i docenti nella lettera – che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base”. “Questi momenti costituirebbero per gli allievi un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti avrebbero dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro – concludono -. Riteniamo che per fermare questa allarmante deriva sia necessario rivedere le indicazioni nazionali della primaria e delle medie”.