Il governo «fatica, barcolla, ma non cade mai» sono le parole del presidente del Consiglio Enrico Letta che ha paragonato l’esecutivo da lui guidato alla Macchina di Santa Rosa, denominata “Fiore del Cielo”, imponente costruzione trasportata a spalla da circa 100 facchini per le vie del centro storico di Viterbo la sera del 3 settembre di ogni anno, alla vigilia della festa della famosa santa e che si ripete da 750 anni.
Il premier presente alla cerimonia, trae spunto dallo storico marchingegno per fare questo parallelo mentre a Roma si consuma l’ennesimo scontro nella maggioranza sulla decadenza o meno di Silvio Berlusconi. Una battaglia che sembra sempre quella decisiva, ma che alla fine stanca tutti, soprattutto noi che non ne possiamo più.
E proprio come i facchini che trasportano la Macchina di Santa Rosa, Letta pensa alle cose da fare, che sono molte. In un colloquio con il Messaggero, assicura che rispetterà l’impegno sulle dismissioni e le privatizzazioni annunciato agli investitori stranieri nel luglio scorso a Londra.
«Sono qui a lavorare per cose decisive di medio-lungo periodo, tutte fondamentali per l’Italia», afferma Letta. E in apertura sul Sole 24 Ore, il premier dice che l’esecutivo «lavorerà su tutti e tre i punti» contenuti nel documento siglato da Confindustria e sindacati in cui si elencano le priorità per la Legge di stabilità e per la crescita del Paese.
«Sul terzo punto, cioè quello delle riforme istituzionali e della spending review, il percorso è già avviato», spiega il premier. «Su fisco e industria, gli altri due capitoli individuati da imprese e sindacati, apriremo a breve il confronto» con le parti.
Lo “lasceranno lavorare”? Uff, che noia…