Hanno tagliato le spese a iniziare dai compensi dei manager. Allo stesso tempo, non potendo competere sui costi con l’Asia, hanno iniziato lavorazioni più complesse ricavandosi una nicchia di mercato che i cinesi non sono capaci di occupare.
Le nostre aziende stanno reagendo con fatica alla lunga crisi. Per trovare rapidamente la via della crescita bisogna capire cosa hanno fatto le piccole e medie imprese del Veneto, le cui aziende non solo hanno dimostrato di tenere ma anche di crescere durante la crisi.
Il 70% delle aziende più internazionalizzate e innovatrici della provincia di Padova registra ricavi superiori ai livelli pre crisi. Qui ci sono le cosiddette “lepri del manifatturiero”: sono aziende medie, con oltre 50 addetti, integrate nei mercati internazionali non solo grazie all’export (il 56,1% colloca all’estero più di metà del fatturato) ma anche per la presenza di sedi commerciali o produttive.
Sono aziende fortemente innovatrici, lo è infatti il 61,4% di un campione di 356 aziende sentite dalla Confindustria di Padova. Ben il 70% di esse ha ricavi superiori ai livelli pre crisi.
Se a tirare la ripresa ci sono le lepri, a soffrire di più, senza alcuna sorpresa, sono invece le micro aziende con meno di 20 dipendenti che non esportano (il 51,9% non lo fa).
In tutto il Veneto sono state individuate 500 aziende ad alto potenziale innovativo, che saranno aiutate a inserirsi sui mercati internazionali e a generare nuove tecnologie. Nella provincia di Belluno, ci sono 50 realtà produttive che saranno invitare a riunirsi per creare comunità di aziende fra loro complementari.
Solo in provincia di Belluno sono state identificate 50 realtà: saranno chiamate a unirsi per diventare terreno fertile per lo sviluppo di start up innovative e comunità di aziende complementari, in grado di rilanciare l’economia regionale.