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L’11 settembre del Cile

allende

Due fatti di politica internazionale hanno segnato nel profondo le coscienze dei giovani tra gli anni ’60 e gli anni ’70 del Novecento: il Vietnam e il Cile. Frutto, il primo, della prova di forza tra le grandi potenze protagoniste della Guerra Fredda ed il secondo della politica Usa del ”’cortile di casa”, indotta a tollerare se non a sostenere governi dittatoriali purché allineati agli interessi geo-politici di Washington.

Dopo i cortei per la pace nel Vietnam alla fine degli anni ’60, a segnare una tappa importante nella maturazione della coscienza democratica giovanile dei paesi occidentali fu la mobilitazione per l’isolamento della Giunta militare che prese il potere in Cile l’11 settembre del 1973 (una data, l’11, oscurata poi nel 2001, dal drammatico attacco terroristico alle Torri gemelle di New York).

Vi fu uno spontaneo movimento di solidarietà presente in Europa e soprattutto in Italia che, per la prima volta nella sua storia, derogò alla riserva posta alla Convenzione internazionale sui rifugiati che limitava l’accoglienza ai soli provenienti dai Paesi europei.

L’azione diplomatica e di solidarietà concreta posta in essere dall’Italia è nota per ricordarla qui, e andò dall’accoglienza del gruppo musicale degli ”Inti Illimani’, in tournée in quel momento nel nostro Paese, sino a quella concessa a personalità come Bernardo Leighton (vice presidente della Repubblica con Frey), contro il quale e contro la moglie del quale si scatenò la furia omicida dei servizi segreti cileni di Pinochet, in piena Roma, a Josè Antonio Viera Gallo e ad Antonio Leal, poi presidenti, entrambi, della Camera dei Deputati cilena una volta riconquistata la libertà.

A stupire fu la circostanza che, a differenza di quanto avvenuto in altri paesi dell’America Latina, il Cile, nella sua storia statuale, ben antecedente a quella dell’Italia unita, mai aveva conosciuto un intervento militare, rappresentando, anzi, un riferimento importante per la ricchezza della sua vita culturale e politica.

Il Cile rappresenta, anche, un caso importante in cui la comunità internazionale ha giocato un ruolo per il ritorno alla democrazia: il plebiscito voluto dalla Giunta militare nel 1988 sotto la pressione internazionale, quasi una formalità per confermare Pinochet alla guida del Paese per altri otto anni, si trasformò in un formidabile autogoal, che costrinse i generali alla resa e all’avvio di un percorso costituzionale per il ritorno alla democrazia. Oggi passano altrove i confini della lotta per la democrazia e la libertà dell’uomo, per il rispetto dei diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita, quindi il diritto a vivere in pace.

È il viaggio dell’eterna contraddizione che le diverse fasi storiche propongono a popoli tra loro lontani eppure legati da destini comuni. La lezione del Cile provocò l’uscita dall’innocenza per un’intera generazione alla quale toccò il dovere della resistenza e della lotta alla tirannide: un compito non esaurito oggi nel mondo.

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