In Puglia convivono gli estremi nella sanità. Se all’ospedale Santa Caterina Novella di Galatina non si sono avuti decessi a fronte di 65 interventi dopo infarti miocardici, allo stesso tempo l’ospedale Di Venere a Bari, su 173 interventi, ha fatto segnare un indice di mortalità del 26,1%.
Il dato cemerge dal piano Nazionale Esiti dell’Agenas (Agenzia per i servizi sanitari regionali) che ha valutato 1440 ospedali italiani in base a 47 indicatori relativi alle prestazioni erogate negli ospedali pubblici e convenzionati italiani.
Ovunque migliorano le prestazioni degli nostri ospedali, ma rimangono ancora troppo accentuate le differenze tra Nord e Sud e come detto tra ospedali della stessa regione. Toscana, Emilia Romagna e Lombardia garantiscono in media i migliori risultati, Campania, Puglia e Molise sono al vertice opposto della classifica.
L’analisi delle performance delle strutture, mostra una situazione molto diversificata, con cure in generale migliori al Nord. All’ospedale Di Venere a Bari, la mortalità è di 42 volte superiore rispetto al Serristori di Firenze, il migliore d’Italia.
Per esempio chi si frattura il collo del femore viene operato entro 48 ore, onde evitare gravi complicazioni, al Nord in 8 casi su 10. Al Sud invece le percentuali sono molto basse. In questo settore, è in vetta alle migliori prestazioni l’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, dove ben il 94,2% dei pazienti sale sul lettino operatorio entro i due giorni dal ricovero. Molto peggio fa l’ospedale di Grottaglie di Taranto, dove la percentuale scende all’1%.
Per il tumore maligno dello stomaco, che rappresenta la seconda causa di morte per tumore nel mondo: tra le dieci strutture che hanno avuto un esito mortale pari allo 0%, cinque sono in Lombardia con in testa l’Istituto nazionale dei tumori di Milano (160 interventi). In fondo alla “classifica”, l’ospedale Misericordia e Dolce di Prato che a fronte di 67 interventi valutati ha visto un indice di mortalità del 20,9%.