Ricordo che molti anni fa era frequente vedere a Casarano, soprattutto durante la bella stagione, intere famiglie sulla porta di casa che cucivano le tomaie. Era la popolazione di una città dedita alla produzione di calzature. Così avveniva in molti altri paesi del Salento, non solo per le scarpe, ma anche per l’abbigliamento e altri prodotti.
Oggi di tutto questo, per colpa della crisi, è rimasto poco. A raccontarlo, insieme alla voglia di riscatto, ci ha pensato il regista salentino Edoardo Winspeare che ha appena concluso le riprese del nuovo film “In grazia di Dio”.
«Ho voluto costruire una storia che vuole ridare la speranza», ha spiegato presentando il suo lavoro a Giuliano di Lecce, in occasione dell’ultimo giorno di riprese tutte in Salento e durate cinque settimane.
Il regista racconta il declino dei cosiddetti “cinesi d’Italia o “fasonisti” che confezionano capi d’abbigliamento per le imprese del Nord.
«Tante famiglie», ricorda Winspeare, «hanno fatto fortuna qui con questo lavoro, ma poi la crisi le ha fatte fallire quasi tutte». Una realtà che il regista salentino conosce molto bene. Così come il rapporto che lo lega alla terra in cui è nato. Lo stesso legame materno che porterà le donne protagoniste del suo film a ritrovare nella campagna la forza di ricominciare.
A riscoprire che si può vivere barattando i prodotti della propria terra, coltivando però anche l’amore per i propri cari, perduto nella corsa al profitto a tutti i costi. «Per me è una vera scommessa», spiega il regista, «e i critici mi massacreranno se non farò un film credibile dopo averlo girato a casa mia e con la mia famiglia».
Una scommessa che deve sapere cogliere anche il nostro Salento.